Corso di Formazione Residenziale
"L'accompagnamento alla morte del paziente nel percorso di fine vita: “Intorno alle ultime cose”"
Corso Concluso

Numero Identivicativo Evento ECM
2653-176726 Ed. 2
Crediti ECM
10.5
Tipologia
Corso di formazione Residenziale
Costo
Iscritto FIALS: GRATUITO
Non Iscritto FIALS: € 150,00
Data Svolgimento
03/11/2016 10:07
Sede Di Svolgimento
Sala Convegni Tenuta Moreno
Indirizzo
()
Sede Territoriale
Segreteria Provinciale Fials Brindisi
Periodo Iscrizioni
dal 04/11/2016 al 15/12/2016
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Descrizione
La realtà del morire e quella del soffrire costituiscono due aspetti topici dell'etica di tutti i tempi. Sia la sofferenza, che la morte , da un punto di vista puramente biologico, hanno la loro causa nello stesso esistere dell'essere vivente. La morte, all'interno di una struttura sanitaria, è un evento quasi quotidiano e coinvolge non solo il morente e la sua famiglia, ma anche gli operatori che sono a contatto con questa realtà e che, inevitabilmente, vengono toccati da tale processo. La morte ed il fine vita, infatti, sono temi che appartengono a quello che Jung definisce “inconscio collettivo umano”, cioè il contenitore psichico universale, quella parte dell'inconscio che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani. Chi sceglie di svolgere una professione di aiuto con una elevata implicazione relazionale ha in sé la predisposizione caratteriale per farlo e, talvolta inconsapevolmente, utilizza l'empatia come strumento principe nella relazione d'aiuto. Nel senso comune, l'empatia viene definita come la capacità di mettersi nei panni dell'altro, di sentire quello che sente l'altro. Ma la definizione di empatia dal punto di vista psicologico è , in realtà, diversa. Gli esperti, infatti, la definiscono come la capacità di trovare tra i propri vissuti emozionali quelli che più somigliano ai vissuti dell'altro. Si parte, infatti, dall'assunto che ogni individuo è a sé e l'esperienza, ed i vissuti emozionali ad essa correlati, di ognuno sono irripetibili perché unici. Tra il 1985 e il 1992 Charles R. Figley, professore capo del programma di Ricerca Stress Psicosociale alla Florida State University, sviluppa il concetto di “Compassion Fatigue” spiegando che è caratterizzato dallo stato di estrema tensione e preoccupazione che vivono coloro che attraversano la grande sofferenza di chi aiutano. Questa tensione comporta, per chi aiuta, un possibile trauma, come quando si assiste alla potente minaccia di morte o invalidità e/o alla inevitabile morte dell’altro come accade, per esempio, al personale in servizio nei reparti. La realtà del morire e quella del soffrire costituiscono due aspetti topici dell'etica di tutti i tempi. Sia la sofferenza, che la morte , da un punto di vista puramente biologico, hanno la loro causa nello stesso esistere dell'essere vivente. La morte, all'interno di una struttura sanitaria, è un evento quasi quotidiano e coinvolge non solo il morente e la sua famiglia, ma anche gli operatori che sono a contatto con questa realtà e che, inevitabilmente, vengono toccati da tale processo. La morte ed il fine vita, infatti, sono temi che appartengono a quello che Jung definisce “inconscio collettivo umano”, cioè il contenitore psichico universale, quella parte dell'inconscio che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani. Chi sceglie di svolgere una professione di aiuto con una elevata implicazione relazionale ha in sé la predisposizione caratteriale per farlo e, talvolta inconsapevolmente, utilizza l'empatia come strumento principe nella relazione d'aiuto. Nel senso comune, l'empatia viene definita come la capacità di mettersi nei panni dell'altro, di sentire quello che sente l'altro. Ma la definizione di empatia dal punto di vista psicologico è , in realtà, diversa. Gli esperti, infatti, la definiscono come la capacità di trovare tra i propri vissuti emozionali quelli che più somigliano ai vissuti dell'altro. Si parte, infatti, dall'assunto che ogni individuo è a sé e l'esperienza, ed i vissuti emozionali ad essa correlati, di ognuno sono irripetibili perché unici. Tra il 1985 e il 1992 Charles R. Figley, professore capo del programma di Ricerca Stress Psicosociale alla Florida State University, sviluppa il concetto di “Compassion Fatigue” spiegando che è caratterizzato dallo stato di estrema tensione e preoccupazione che vivono coloro che attraversano la grande sofferenza di chi aiutano. Questa tensione comporta, per chi aiuta, un possibile trauma, come quando si assiste alla potente minaccia di morte o invalidità e/o alla inevitabile morte dell’altro come accade, per esempio, al personale in servizio nei reparti. La Compassion Fatigue è, dunque, uno stato di profondo esaurimento fisico, emotivo e spirituale accompagnato da un acuto dolore emozionale ed è riconosciuto nell’ultimo decennio come lo stato soggiacente il burnout negli operatori sanitari. Il rischio è che questo affaticamento della compassione venga percepito quando a malapena si riesce ancora a funzionare, diventando un rischio anche per le persone che si stanno in quel momento aiutando, scambiando per stanchezza e cattivo umore un estenuante e protratto stato di tensione fisica e psichica avvenuto gradualmente attraverso una lenta ma continua diminuzione della compassione nel tempo. Far conoscere, quindi, agli operatori le differenze culturali relative a questo tema, i processi emozionali che vi sottendono e gli stili di comunicazione più efficaci con il morente e la famiglia, significa fornire agli operatori gli strumenti utili per la gestione della relazione con il paziente e per il contenimento dei fattori di stress. Una parte importante del percorso, sarà quella esperienziale, nella quale i partecipanti saranno invitati ad assumere consapevolezza dei propri atteggiamenti e sentimenti verso la morte, ridefinendo tale concetto nell'ottica di processo appartenente alla vita. Questo permetterà loro di relazionarsi empaticamente con i pazienti, senza esporsi al rischio di burnout
Responsabili Scientifici
Responsabile Prova
Tutor
Tutor Prova
Docenti
Docente Prova
Obiettivo Formativo Ministeriale
Acquisizione Competenze di Processo
Descrizione competenze da acquisire
Aspetti relazionali e umanizzazione delle cure